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A Palazzo Roncale Giovanni Miani esploratore rodigino

In occasione del 150° anniversario della sua morte, Palazzo Roncale ripercorre le vicende dell’esploratore rodigino Giovanni Miani: il Leone bianco del Nilo. Dal 12 marzo al 26 giugno, un viaggio fuori dal tempo, tra illustrazioni, reperti, documenti, eventi, installazioni e tantissimo altro.

Curata dal professor Mauro Varotto e in programma dal 12 marzo al 26 giugno 2022 a Palazzo Roncale.

Miani è sicuramente una delle figure che più si contraddistinguono nel panorama italiano del tardo ‘800. Giungendo “in terre dove nessun bianco era stato ancora visto” e anticipando, con i suoi viaggi, un interesse diffuso per il continente africano, le sue imprese forniranno un preziosissimo lascito alle generazioni successive e non solo.

 

Un uomo impavido, dalla pelle chiara e dalla folta barba bianca, dotato di enorme coraggio e forza di volontà.

Lo descrivono così gli indigeni che Miani incontra lungo il suo percorso e che gli attribuiranno l’appellativo di Leone bianco del Nilo.

 

Prima, però, di dedicare la sua vita al sogno di ritrovare la biblica città dell’Ophir, le prime imprese di questo inedito e inusuale personaggio lo videro protagonista nei panni di compositore e studioso.

È a Padova, quando durante una lezione di storia universale, il giovane Miani viene colto dalla folgorante idea di dedicarsi a un progetto ambizioso: la stesura di un manuale di storia della musica. Un manuale che nel 1846 riesce finalmente a pubblicare a sue spese, ma che, nonostante il sostegno di Gioachino Rossini, viene accolto con freddezza dalla comunità.

I Moti rivoluzionari del 1948, a cui Miani prende parte, lo costringeranno a trasferirsi per evitare la prigionia. Prima a Malta, poi a Costantinopoli e infine in Egitto, dove sopravvive impartendo lezioni private. Rientrato in Europa, ormai in ristrettezze economiche non riuscirà più a pubblicare il seguito della sua Storia della musica.

Ma, abbandonato il suo primo sogno, Miani decide di ripartire per l’Egitto per inseguirne uno nuovo: la ricerca dell’Ophir, la regione che, secondo le credenze dell’epoca, coincideva con le sorgenti del Nilo: una terra dalle immense ricchezze che viene citata nei testi sacri della Bibbia (e che per questo motivo si riteneva fosse reale).

Una ricerca che non gli diede il risultato sperato, ma che lo portò a scoprire il continente africano e forse anche sé stesso.

Tre furono le sue spedizioni, ma nessuna andò a buon fine; l’ultima gli risultò fatale e morì nei pressi del Lago Vittoria, sfiorando le sorgenti del Nilo e il raggiungimento del suo sogno.

Il Leone bianco del Nilo, estraneo ai giochi e agli interessi dominanti, era mosso solo dalla curiosità, dall’onestà e dalla generosità propria degli uomini che amano l’umanità nella loro interezza.

Un manifesto d’autore!

 

A far rivivere l’atmosfera, i paesaggi, gli animali che Giovanni Miani incontrò nei suoi tre viaggi alla scoperta delle sorgenti del Nilo e di esplorazione dell’Africa sub equatoriale, a Palazzo Roncale saranno esposti anche gli animali e gli ambienti dipinti da Renato Casaro: il più grande cartellonista della storia del cinema nell’ultimo mezzo secolo

 

Sono suoi i manifesti di film che hanno fatto epoca come L’ultimo Imperatore, Il Tè nel Deserto, Mission, Rambo, Amadeus, Balla coi lupi, Piccolo Buddha oltre che di molti film di Tarantino e di Sergio Leone. E sempre suo è il manifesto della mostra Giovanni Miani. Il Leone bianco del Nilo.

Informazioni:

La mostra sarà aperta fino al 26 giugno dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, mentre il sabato e la domenica dalle 9 alle 20.

Ingresso gratuito (consigliata prenotazione)

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