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Al Panathlon il derby del Fair Play tra Rovigo e Petrarca

ROVIGO • Ennesimo confronto oseremo dire, e in tutti i campi! 179 partite che hanno fatto la storia del rugby italiano. Rugby Rovigo e Petrarca si affrontano dal lontano 1948, divise dall’Adige e da un’eterna rivalità sportiva.

Sarò forse stato il derby anche a tavola? Qualcuno ci marcia sopra!

E’ l’unico vero derby ovale d’Italia. Match ruvidi ed appassionanti, spesso hanno assegnato lo scudetto, da qualche anno in palio c’è anche l’Adige cup, il Petrarca proprio nella finale del 2 giugno 2024, con il 15esimo titolo tricolore, è passato avanti al Rovigo (14), ma la sfida infinita continua.

Martedì 11 giugno all’hotel Cristallo, ospiti del Panathlon club Rovigo della presidente Pia Poliero, i protagonisti degli ultimi derby che hanno assegnato uno scudetto, o spalancato le porte verso la finale (come nel caso del 12 maggio scorso).


Illustri ospiti di una serata condotta dall’ex rossoblù Lello Salvan (segretario del Panathlon club Rovigo), Alessandro Lodi, tecnico della FemiCz Rovigo fino a qualche giorno fa, ed Andrea Marcato, che con il Petrarca ha vinto l’ultimo scudetto nella finale di Parma battendo il Viadana. 

Al tavolo presidenziale anche Matteo Maran, uno scudetto cucito sul petto con la maglia del Rovigo nel 2016, e fresco di nomina ad head coach della Borsari Badia in Serie A.

 

Lodi e Marcato sono accomunati da un futuro professionale comune, sono stati infatti scelti dalla Federazione Italiana Rugby per guidare le Accademie U23 rispettivamente di Parma e Treviso, e saranno insieme assistant coach della Nazionale U20 in partenza per il World Rugby U20 Championship. Una opportunità di crescita verso l’alto livello, scatenato dall’effetto domino del passaggio di Brunello e Dolcetto dalla Nazionale U20 alla franchigia delle Zebre in Urc. Martedì 11 giugno all’hotel Cristallo illustre presenza anche dei presidenti dei due club, Francesco Zambelli (FemiCz Rovigo) ed Alessandro Banzato (Petrarca), allo stesso tavolo l’ex presidente rossoblù Renzo Bullo, l’ex Bersagliere e vice presidente della Fondazione Cariparo Giuseppe Toffoli, l’olimpionica Laura Foralosso, l’avvocato Vittorio Cogo (già vice presidente Fir), con il past president e vice presidente della Rugby Rovigo, Federico Cogo.

 

Una serata impreziosita dalla presenza di Pasquale Presutti, ex allenatore del Petrarca e delle Fiamme Oro, unico tecnico a vincere due finali a Rovigo battendo proprio i rossoblù (scudetto del 2011 e Coppa Italia del 2014), al suo fianco Mattia Dolcetto, da giocatore uno scudetto con meta con la maglia del Viadana nella finalissima del Battaglini del 2001 (contro l’Amatori & Calvisano).

 

Ma il tema era il derby. Durante la convivale, in loop sono stati proiettati i momenti salienti dei match che hanno segnato recentemente la storia di Rugby Rovigo e Petrarca Rugby. La finale scudetto del 2023, che ha proiettato Lodi nell’Olimpo rossoblù, visto che da tecnico aveva vinto anche lo scudetto con l’U18 nel 2016, e la semifinale del 12 maggio scorso, che ha visto trionfare il Petrarca di Andrea Marcato. Quasi 5 minuti di un’azione interminabile, 40 fasi, una serie di pick and go infinita, ed un drop non tentato, che poteva consentire al Rovigo di vincere.

 

Andrea Marcato, che da giocatore ha vinto 5 scudetti (4 con Treviso  ed 1 con il Calvsiano), 1 Coppa Italia, 1 Trofeo Eccellenza e due Supercoppe d’Italia, senza dimenticare le numerose presenze azzurre (suo il drop vincente al Flaminio contro la Scozia nel Sei Nazioni del 2008), è l’allenatore più vincente della recente storia ovale.

Con il Petrarca ha vinto tre scudetti (2018, 2022 e 2024) ed una Coppa Italia “Sono stato un privilegiato - ha esordito Marcato - sono padovano, dopo Selvazzano sono cresciuto nel Petrarca, tornare da giocatore per me è stata la chiusura di un cerchio, poi ho avuto la fortuna a 34 anni di poter essere l’allenatore per 7 anni bellissimi. Ho capito da subito che facevo parte di una cosa grande, una società supersolida. Con Rovigo negli ultimi 5 anni è stata la partita delle partite, da lì ho iniziato a capire cosa è il derby, soprattutto per Padova, è l’unica partita che bisogna assolutamente vincere. Che sia amichevole precampionato o regular season, alla vigilia tutta la società e la dirigenza si anima. E’ il bello di questa sfida”.

 

“Allenare il club della propria città è unico ed indescrivibile - ha sottolineato Alessandro Lodi - abitavo vicino al Battaglini, sono cresciuto vedendo gli scudetti di Roma (1988) e di Brescia (1990), quei giocatori mi hanno motivato. Essere dalla parte del pubblico, e poi in panchina, sapendo cosa la città vive, era qualcosa di veramente particolare. Un privilegio, ma anche un dovere verso la città e il club, nel portare avanti quei valori che la maglia rossoblù richiede. Un’esperienza indimenticabile, ringrazio il presidente Zambelli per l’opportunità. Se a Padova si anima tutta la società del Petrarca, quando c’è il derby qui si anima tutta la città. Tutti vogliono battere il Petrarca”. Ha esordito da giocatore prima, e da allenatore poi, proprio al Plebiscito contro i tuttineri, un segno del destino per Lodi.

 

Sulla finale del 2023, il Petrarca era favorito, ma il Rovigo si è imposto 16-9 con una difesa granitica “E’ una partita che ancora sogno - ha detto Marcato con un pizzico di emozione - penso che lo scudetto di quest’anno ha sistemato le sensazioni di quella finale. Una partita con una enorme pressione, forse non sono riuscito a gestirla bene con i ragazzi. Alla partita ci ho pensato molte volte, forse qualche piazzato lo potevamo fare, sono stato criticato, ma sono stato coerente con quello che abbiamo fatto durante la stagione, Rovigo ha fatto un difesa incredibile. Tornando indietro qualche calcio lo avrei chiamato, anche se è la squadra, e il capitano, che alla fine decideva sul campo, ma mi prendo la responsabilità, è giusto così”.

 

“Il mio primo pensiero dopo la vittoria di Parma è andato a mio figlio” ha sottolineato Ale Lodi, che ha anche spiegato, ad una precisa domanda di Lello Salvan, la strategia comunicativa dello staff, lasciando a Davide Giazzon (suo vice) lo spazio nelle dichiarazioni pre-gara. “Di solito si guarda solo al capo allenatore, ma dietro c’è un’equipe di tecnici che lavora”.  

Sulla semifinale del 12 maggio contro il Petrarca, e sul possibile drop della vittoria non provato da Dogliani, Ale Lodi è stato chiaro “per quante situazioni puoi allenare in settimana, ci sono dei momenti in cui i giocatori in campo devono prendersi la responsabilità di capire quando è il momento, personalmente non mi sento di dire perchè non lo hanno fatto, io non l’ho chiesto assolutamente. Se ci fosse stata una partita ancora da giocare, ma quando finisce una stagione così, dare la colpa ad un singolo giocatore non è quello che mi piace fare. Abbiamo perso come gruppo, abbiamo tenuto quasi cinque minuti di possesso, in una partita che ha avuto 44 minuti di palla in gioco. Il Petrarca è stato bravo a non prendere un penalità, ma noi abbiamo regalato 14 punti in maniera troppo facile, e lì si è complicata la partita”. 22-24 il finale, il Petrarca è andato in finale, e tre settimane dopo l’ha anche vinta con merito.

 

“Se mi chiedete se è meglio vincere la semifinale a Rovigo o lo scudetto, vi dico subito il tricolore - ha detto Marcato - sicuramente quella partita (si riferisce al 12 maggio) per me era importante sotto il profilo personale, dopo la finale persa lo scorso anno dovevamo vincere quella partita, la società di teneva tanto. Se avessimo perso sapevo che avrei finito il mio lavoro a Padova, ed avevo chiesto ai ragazzi di darmi altre tre settimane per stare insieme. Vi dico la verità, gli ultimi 5 minuti del Battaglini continuavo a rivedere l’azione della meta di Greeff al Plebiscito (finale del 2 giugno 2022 vinta dal Rovigo allo scadere), mi son detto che non poteva capitare una seconda volta, alla fine è andata bene”.

 

Il concetto di filiera polesana è stato espresso con competenza da Matteo Maran. Uno scudetto con il Rovigo nel 2016, rossoblù purosangue, è stato promosso a capo allenatore della Borsari Badia in Serie A. “Stiamo ancora costruendo la rosa per la prossima stagione, ma abbiamo confermato il gruppo dell’anno scorso. Sono un valore aggiunto. Sono ragazzi - ha spiegato Maran - che vengono dalla giovanile del Rovigo Under 18 di due anni fa, ed allenata proprio da Alessandro Lodi, un gruppo che ha bisogno di uno sbocco in una prima squadra, ed il palcoscenico della Serie A significa tanto.Con l’attuale sistema si rischia di perdere giocatori, riuscire a portarli a Badia significa fare un percorso di crescita fondamentale. Questo è il nostro obiettivo”.

 

Solido pilone da giocatore, solidissima personalità da allenatore. Ha esperienza da vendere, a Rovigo è riuscito a vincere da avversario entrando nel cuore dei tifosi, un privilegio per pochi. Lui è Pasquale Presutti, è riuscito a vincere lo scudetto con il Petrarca contro un Rovigo strafavorito nel 2011, ed una Coppa Italia guidando le Fiamme Oro ad un clamoroso successo (2014).

“Ero convinto di avere un grande gruppo - ha sottolineato Presutti riferendosi al Petrarca dello scudetto del 2011 - in campionato avevamo perso due volte con il Rovigo rimediando 35 punti all’andata e al ritorno, ho detto ai ragazzi che nonostante tutto non eravamo inferiori”. 

Tra il primo e secondo tempo, con il Rovigo in netto vantaggio, la partita cambia. Se gli spogliatoi del Battaglini potessero parlare racconterebbero di un Presutti perentorio, ordini precisi impartiti a Mercier, se il giocatore non avesse rispettato il piano di gioco sarebbe andato sotto la doccia dopo un minuto. Poche parole e ben assestate, Presutti oltre ad essere maestro di un rugby antico, ma efficace, è anche un grande psicologo. “Ho un legame particolare con Rovigo e la sua tifoseria, ho una simpatia particolare per il presidente Zambelli, allenare i Bersaglieri sarebbe stato bellissimo, purtroppo non è successo”.  

 

Mattia Dolcetto, ex rossoblù, e prossimo assistant coach di Massimo Brunello alle Zebre, ha raccontato le sue emozioni del suo personalissimo derby, ovvero la finale scudetto a Rovigo, ma con la maglia del Viadana (2001). 

“Avevo la famiglia in tribuna, gli amici e gli ex compagni di squadra, quando ho saputo che la finale era a Rovigo non ho dormito per una settimana, della partita del primo tempo mi ricordo poco e niente, ero emozionato, un momento magico. Poi la meta è stata la ciliegina sulla torta”.

Sulla nuova avventura a Parma in Urc “E’ quello che volevamo, dopo 4 anni bellissimi con l’Under 20, volvevamo una sfida differente in ambito seniores, sappiamo che è un campionato impegnativo, non siamo i favoriti, ma conosciamo i ragazzi e il gruppo di lavoro, stiamo contando i giorni per iniziare. Faccio un in bocca al lupo ad Ale ed Andrea, sono certo che le cose andranno bene”.

 

La serata è poi proseguita con le numerose domande dei soci del Panathlon Rovigo, e gli interventi dei presidenti Zambelli e Banzato, in conclusione una targa ricordo per i Lodi, Marcato e Maran, ed un mazzo di carte rodigine e padovane di Alberto Cristini, perchè il derby continua.


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