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Carolin Widmann inaugura la stagione concertistica

ROVIGO - Si inaugura la stagione concertistica del Teatro Sociale di Rovigo con un concerto incentrato sull’eccezionale talento di Carolin Widmann, una delle violiniste più importanti di oggi.

Nel 2017 è stata insignita del Bayerischer Staatspreis per l’eccezionale musicalità. Nel doppio ruolo di violino solista e concertatore della Filarmonica Arturo Toscanini eseguirà, eccezionalmente in un'unica serata due Concerti per violino e orchestra, quello di Mendelssohn in mi minore e il Concerto in re minore pubblicato postumo di   Schumann. Per la registrazione di questi brani effettuata con Chamber Orchestra of Europe nel 2016, la Widmann ha ricevuto l’International Classical Music Award.

Il programma è un impaginato carico di suggestioni, impreziosito dalla presenza di due compositrici: Clara Schumann, moglie di Robert e Fanny Mendelssohn sorella di Felix: della prima vengono proposte Tre fughe su temi di Bach e, dell’altra, il primo tempo del Quartetto (versione per orchestra d’archi di Rosita Piritore); alla serata prende parte, nel ruolo di concertatore, anche la spalla della Filarmonica Mihaela Costea. 


L’intero programma presenta, eccezionalmente, numerosi punti in comune che nascono dall’incontro tra due illustri famiglie di musicisti coeve nel pieno fulgore del romanticismo tedesco: i Mendelssohn e gli Schumann che erano anche amici e in occasione incontri salottieri assistevano reciprocamente all’esecuzione dei pezzi. 

A seguire il Concerto in mi minore per violino di Mendelssohn ovvero uno dei concerti per violino più amati di tutti i tempi e uno dei più eseguiti dell'intero repertorio, un successo immediato fin dalla sua prima esecuzione nel 1845 che non ha mai perso popolarità. Mendelssohn lo comincia a scrivere nel 1838 mantenendo una lunga corrispondenza con il dedicatario, l’amico d'infanzia Ferdinand David. 

La sua attenzione alla bellezza del lirismo del violino solista è evidente dalla scelta insolita di rinunciare a un “tutti” orchestrale di apertura. Una profonda unità caratterizza la scrittura che lega i tre movimenti bilanciandosi alla perfezione tra calore romantico ed eleganza classica. 

Il pezzo conclusivo, il Concerto in re minore per violino di Schumann tra gli ultimi pezzi composti prima della tragica fine e del suo ricovero in manicomio, la cui materia è espressione dell’altra anima romantica. Immerso una dimensione onirica, in cui si rispecchia la sua espressione di folle sognatore ad occhi aperti presenta una concezione grandiosamente sinfonica in ogni caso decisamente enigmatica è la sua storia poiché quando Schumann muore nel 1856, sia Clara che Brahms decidono di “sopprimere” il Concerto.  Oltre a questo, Joachim, il dedicatario, era chiaramente incapace di separare la sua opinione sulla qualità della scrittura del brano dal suo disagio emotivo per la malattia mentale del suo amico. La sua reazione è così intensa che decide di portare il manoscritto in una biblioteca di Berlino con l'ordine di non pubblicarlo o eseguirlo prima di 100 anni dalla morte del compositore. Il Concerto vi rimane per più di 75 anni fino a quando, nel 1933, la pronipote di Joachim, la violinista Jelly d'Arányi, afferma di essere stata contattata in sedute spiritiche da Schumann e dal suo prozio, entrambi esortandola a suonare il Concerto. Afferma inoltre di non essere a conoscenza della sua esistenza prima di queste comunicazioni soprannaturali. Nel 1937, Yehudi Menuhin, ricevuta una copia della partitura da un editore musicale tedesco, nel proclamarlo un capolavoro perduto insiste per aggiungerlo alla lista più grandi concerti per violino


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