Tra il 1575 e il 1577 Venezia fu colpita da quella che forse potrebbe essere definita la più terribile epidemia di peste della città lagunare dopo quella del 1348.
Storia
Al seguito dell'Epidemia furono colpite a morte circa 50.000 persone, circa un terzo della popolazione cittadina. La peste, di origine turco-ungherese, giunta a Venezia passando per Trento, arrivava in un momento difficile per la città. La Serenissima aveva già perso molti territori nel Mediterraneo, tra cui Cipro, e per non far trapelare la vulnerabilità conseguente all’epidemia stessa, esitò nell’ammettere la drammaticità dei fatti contribuendo in tal modo all’espandersi del fenomeno.
Solo in un secondo tempo i Provveditori alla Sanità adottarono le misure necessarie, isolando i contagiati dal morbo e tentando di combattere la malattia. Al Lazzaretto Nuovo venivano portati i sospetti appestati (tra cui il Sansovino) e se il contagio era certo, venivano poi trasferiti al Lazzaretto Vecchio.
Ma gli appestati arrivavano a migliaia. Il Senato diede allora l'autorizzazione ad ammassare le persone su barche e navi ancorate in prossimità delle due isole.
In tutta la città nel frattempo si accendevano fuochi “purificatori” , utilizzando legno di ginepro, il cui fumo, secondo i medici del tempo, avrebbe dovuto contrastare la peste.
Il 4 settembre del 1576 il Senato della Serenissima decretò di erigere una chiesa intitolata a Cristo Redentore quale ex voto per liberare la città dalla peste, e la prima pietra fu posta il 3 maggio 1577.
Il progetto venne affidato al Palladio (che dal 1570 era il Proto della Serenissima ovvero l'architetto capo della Repubblica Veneta). Il 20 luglio del 1577, per festeggiare la fine della peste, fu costruito per la prima volta un ponte di barche per raggiungere il luogo in cui stava sorgendo la Basilica ed ebbe luogo la prima processione. Oggi la tradizione continua la terza domenica di luglio.