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Giorno della Memoria, cerimonia ufficiale in Provincia

ROVIGO • Il Giorno della Memoria è stato celebrato ufficialmente in Provincia. Mattina intensa in sala consiliare dedicata alla Shoah, persecuzione e sterminio del popolo ebraico, con la presenza al tavolo autorità del prefetto Clemente di Nuzzo, del sindaco di Rovigo Edoardo Gaffeo, del vicario generale della diocesi di Adria-Rovigo don Damiano Furini e del rabbino capo della Comunità Ebraica di Padova Adolfo Locci con il presidente Enrico Ferrarese a introdurre e far gli onori di casa.

Giornata della Memoria 2024

Tante anche le amministrazioni comunali: Castelguglielmo, Porto Viro, Salara, Trecenta, Villamarzana, Lendinara e Villanova del Ghebbo, oltre alle principali realtà combattentistiche di reduci e d'arma ma anche associazioni quali Anpi, Arci, Maestri del Lavoro, Croce Rossa e altre; in prima fila pure il senatore Bartolomeo Amidei e la consigliere regionale Laura Cestari.


Nel suo saluto, Ferrarese ha parlato del “rischio che celebrazioni come questa restino puri esercizi di autoreferenzialità se non diamo il giusto valore alla storia”, indicando nei giovani i primi destinatari del messaggio della ricorrenza: “Senza i ragazzi questa giornata lascerebbe qualcosa indietro, non dobbiamo limitarci al ricordo delle vittime di questo abominio ma pensare alle nuove generazioni”.


Il Sindaco Gaffeo ha posto l’accento sulla “pagina più buia dell’umanità, occorre esser sempre e ancora vigili e consapevoli”..."Il tema che desidero affrontare oggi è la potenza della parola, e come essa possa essere usata per creare narrazioni perverse che, nel corso della storia, hanno portato a drammatiche conseguenze. La parola, uno strumento in grado di costruire ponti, connettere culture e promuovere la comprensione reciproca, può altresì essere trasformata in un'arma per la delegittimazione, l'isolamento, la deumanizzazione e, infine, l'esposizione all'odio pubblico di chi è “altro da sé”.

Quando osserviamo il passato, vediamo chiaramente come l’uso manipolatorio della parola abbia nei secoli giocato un ruolo chiave nella preparazione alla discriminazione, alla riprovazione sociale, all’isolamento ed infine al tentativo di annientamento del popolo ebraico. Una narrazione fraudolenta e pervasiva, tesa a dipingere gli ebrei come estranei, nemici da temere e da disprezzare, in grado di alimentare una poderosa macchina dell'odio.

Anche nella Germania nazista l’utilizzo dei periodici di stampa popolare come "Der Stürmer", attraverso cui diffondere a getto continuo articoli diffamatori, vignette disumanizzanti e illustrazioni razziste, fu pervasivo. Così come lo fu l’utilizzo del termine "arianizzazione", codificato addirittura nell’architettura giuridica nazista quale giustificazione legalistica per il furto sistematico di beni e proprietà degli ebrei. Una narrativa aberrante, finalizzata a dipingere il popolo ebraico come una autentica minaccia economica, culturale, addirittura fisica per la nazione tedesca.

Questi esempi ci ricordano la potenza della parola e della propaganda nel plasmare le opinioni pubbliche e giustificare azioni discriminatorie. Ci richiamano alla responsabilità collettiva di contrasto alla diffusione di odio e discriminazione, impegnandoci per un mondo in cui invece la diversità sia valorizzata come ricchezza e la dignità di ogni individuo sia rispettata.."

 

Don Furini che ha ribadito la “responsabilità nella formazione delle persone con la Chiesa a fianco delle scuole e famiglie per tener alti i valori vita e libertà”; il Prefetto, ha infine indicato nell’ “indifferenza e assuefazione i veri nemici da combattere” ricordando il ruolo che i media ebbero, in Germania come in Italia, nel creare il clima e il processo d’odio che portarono alla Shoah.

La cerimonia è proseguita quindi con il contributo degli studenti dell’Ipsaa “Bellini” di Trecenta, che hanno proposto un video con immagini a scorrimento proiettato in sala e la lettura di una poesia incentrata sullo sterminio, quindi è toccato a Locci, al suo primo intervento pubblico dopo i fatti del 7 ottobre, parlare del valore della memoria associata al concetto di giudizio. 

Significativa, a chiudere la cerimonia in Provincia, anche la consegna da parte del prefetto di due medaglie d’oro alla memoria di Bruno Prando e Mario Zamana, soldati italiani internati nei lager: con loro anche i primi cittadini di Lendinara Luigi Viaro e Villanova del Ghebbo Gilberto Desiati e i parenti degli ex militari.

Il rabbino capo Locci è stato nuovamente protagonista del secondo momento di giornata, al cimitero ebraico di Rovigo in piazzale Soccorso, dove ha intonato un simbolico salmo seguito dalla lettura da parte di Ferrarese di tutti i nomi degli internati polesani divisi per Comune. Poco più in là, in via Remigio Piva, il corteo ha fatto uno stop doveroso alla pietra d’inciampo dedicata alla memoria di Luigia Modena Colorni, morta nei campi di prigionia del Reich, prima della sosta finale davanti alla lapide posta all’ingresso di piazzetta Annonaria su via X Luglio.

Nei giorni scorsi, oltre alle varie manifestazioni organizzate in tutto il territorio polesano, anche altri due eventi presentati dalla Provincia di Rovigo: martedì 23 gennaio in Archivio di Stato incontro dal titolo “79 anni fa la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz” con relatore il presidente dell’Accademia dei Concordi Pier Luigi Bagatin mentre il giorno dopo, di nuovo in sala consiliare a Palazzo Celio, è stato presentato uno studio su “Ebrei stranieri in Veneto, storia di fughe e internamento (1933-‘43)” pubblicato su Venetica con interventi di Antonio Spinello e Chiara Fabian che nell’occasione hanno dialogato con Valentino Zaghi e Luigi Contegiacomo.


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