La Stagione Lirica del Teatro Sociale di Rovigo, prosegue venerdì 6 dicembre alle 20.30 con Don Giovanni di W.A. Mozart. L'opera verrà replicata domenica 8 dicembre alle ore 16.
Sarà presentata da Luigi Costato giovedì 5 dicembre alle 18 al Ridotto con la straordinaria partecipazione degli allievi delle Classi di canto del Conservatorio Statale di Musica "Francesco Venezze" di Rovigo; al termine visita dietro le quinte dell'opera.
“Siamo al secondo appuntamento per quanto riguarda la lirica – ha detto l'assessore alla Cultura Roberto Tovo, durante la presentazione alla stampa a palazzo Nodari – e siamo molto felici di come sta andando. Siamo orgogliosi per il grande successo del Teatroragazzi (il mercoledì pomeriggio), che è una delle principali iniziative di sensibilizzazione del teatro verso i giovani e anche delle vendite.
C'è ancora qualche posto in platea e nei palchetti, grazie anche alla sensibilità che cerchiamo di avere mettendo in vendita posti riservati alle autorità. Sarà un altro grande momento da vivere
insieme”.
Il direttore artistico Claudio Sartorato, ha sottolineato che da alcuni anni l'opera non veniva proposta a Rovigo, ma è uno dei titoli importanti, che rappresenta l'ossatura della Stagione.
“L'opera – ha spiegato il regista Paolo Giani Cei -, è bello pensare sia il momento di arrivo della vita culturale della città. Per questo Don Giovanni, ho voluto creare uno spettacolo dinamico, vivo, sfruttando il lato fresco della compagnia che ha grande energia”.
Infine, il maestro concertatore e direttore d'orchestra Aldo Sisillo, ha aggiunto che abbiamo un patrimonio importante e competenze tecniche vanno sviluppate. Quest'opera è una produzione importante che verrà fatta nella versione di Vienna, con due arie in più.
Note di regia PAOLO GIANI CEI
La grandiosità della tragedia di Don Giovanni risiede nel suo equilibrio: fra passione ed abisso, fra ironia e dramma, fra attrazioni e repulsioni. Forze potenti si confrontano e trovano una sintesi in personaggi che diventano simboli assoluti, uniti dalla musica di Mozart, modernissima e al tempo stesso paradigma di classicismo, elegante e devastante in un colpo solo. Per rappresentare questo teatro estremo e raffinato serve un segno estetico potente, uno spettacolo che inquadri la vicenda nel segno di un mondo classico che sviluppa i suoi meccanismi tradizionali cercando di spingerli al loro massimo e al loro meglio. La tradizione ha insegnato ad ambientare il Don Giovanni non nel medioevo cavalleresco che ne ha elaborato il mito, bensì nel secolo di Mozart stesso e di Da Ponte. Il significato di questa automatica trasposizione, cui il pubblico ormai è inconsciamente abituato, non è solamente avvicinare il protagonista al compositore, ma anche creare un mondo solido, condiviso, vicino a noi quanto basta e al tempo stesso piuttosto lontano, alla distanza giusta per diventare il contenitore ideale per riscoprire di volta in volta questo titolo così inesauribile senza inutili perdite di energie. Il modo migliore per riscoprire il classico non è pararlo di moderno, ma vestirci noi d’antico senza sentire la distanza.