MIGUEL GOTOR A ROVIGO il 14 APRILE
"Generazione Settanta-Storia del decennio più lungo del secolo breve 1966-1982", conversazione con Miguel Gotor, è l'evento promosso da ISERS istituto di studi e ricerche storiche e sociali di Badia Polesine, in collaborazione con l'assessorato alla Cultura del Comune di Rovigo e il Circolo culturale Arci "2 giugno 1946".
L'iniziativa si terrà il 14 aprile alle ore 17.30 al Ridotto del Teatro Sociale di Rovigo.Gotor, docente di storia moderna all'università di Roma Tor Vergata, si soffermerà sugli anni turbinosi di un'Italia ove i nodi di una modernizzazione non risolta vengono al pettine.Soddisfazione da parte dell'assessore alla Cultura Benedetta Bagatin per un evento storico culturale di prestigio che rappresenta un momento di crescita per la comunità. "E" bello aprire e far vivere il nostro teatro, non solo per momenti artistici ma per ospitare anche iniziative come questa, belle opportunità per i nostri cittadini".
Visto i posti limitati, è consigliata la prenotazione a: info.isers@gmail.com o al n. 3355650471
Miguel Gotor ha 51 anni, è professore e saggista, insegna Storia moderna presso il dipartimento di Studi letterari, filosofici e di storia dell’arte dell’Università di Roma Tor Vergata.
È stato senatore dal 2013 al 2018. Ha scritto numerosi saggi storici, curando la raccolta delle Lettere dalla prigionia di Aldo Moro (premio Viareggio per la saggistica 2008) e la raccolta di scritti di Enrico Berlinguer “La passione non è finita” (2013).
Nel 2011 ha pubblicato “Il memoriale della Repubblica. Gli scritti di Aldo Moro dalla prigionia e l’anatomia del potere italiano”, e nel 2019 “L’Italia nel Novecento. Dalla sconfitta di Adua alla vittoria di Amazon”. Attualmente è Assessore alla cultura del Comune di Roma. Ha collaborato alle pagine politiche e culturali dei quotidiani “La Stampa”, “Il Sole 24 ore” e, dal 2020, scrive su “la Repubblica” (lo aveva già fatto tra il 2011 e il 2013) e sul ettimanale “L’Espresso”. Nel 2008 ha vinto il Premio Viareggio per la saggistica con Lettere dalla prigionia, volume dedicato agli scritti che Aldo Moro produsse durante il suo sequestro a opera delle Brigate rosse.
Dalla repressione controriformista al contesto politico-criminale degli anni settanta: allievo di Massimo Firpo, principe dei nostri storici del Cinquecento, Miguel Gotor parte vent’anni fa dall’Inquisizione e approda oggi al lato più oscuro della storia contemporanea. Applicando undici anni fa il metodo storico ai testi di Aldo Moro e alle torbide vicende del ritrovamento, della loro diffusione censurata e pilotata e della sorda lotta di potere sottostante, Gotor aveva in parte svelato trame a tutt’oggi inconfessabili. È il focus del suo ultimo e poderoso lavoro (450 pagine) pubblicato sei mesi fa. “Generazione Settanta. Storia del decennio più lungo del secolo breve 1966-1952” inizia nel 1966 con gli «angeli del fango» che accorrono a Firenze invasa dall’Arno e finisce nel 1982 con il trionfo ai mondiali di calcio. Tra questi due poli corre una storia piena di speranze e di ferocia, di sogni e di violenza in cui l’Italia, condizionata con forza dal contesto internazionale, vive trasformazioni profonde all’inseguimento di una sempre difficile modernizzazione.
Questo libro racconta quegli anni generosi e terribili in cui tutto è sembrato possibile con uno sguardo generazionale non del testimone ma dello storico.Un segnale tangibile della presenza di un risveglio giovanile non legato esclusivamente alla nuova classe operaia, bensì riguardante anche la piccola e media borghesia, coinvolta nel processo di scolarizzazione di massa allora in corso, si registrò in occasione dell’alluvione di Firenze nel novembre 1966. Tantissimi giovani, mossi da una volontà d’impegno collettivo, accorsero in modo spontaneo nella città da ogni parte d’Italia per rispondere anche al bisogno di un nuovo protagonismo generazionale.
Nell’immaginario comune quei ragazzi divennero i cosiddetti «angeli del fango», che s’impegnarono volontari per salvare almeno una parte del patrimonio artistico e librario custodito nei musei e nelle biblioteche fiorentine sommerse dalle acque dell’Arno. La voglia di contare si mescolava con un’ansia pungente di ribellione, che contestava i valori perbenisti e i modelli di vita borghesi. Quell’irrequietezza esistenziale poteva trasformarsi in una rabbia sorda e impotente. È da qui che Miguel Gotor inizia a raccontare i momenti chiave del «decennio più lungo del secolo breve» arrivando fino al 1982, data del trionfo dell’Italia nei mondiali di calcio.
Un decennio turbinoso, ove le contraddizioni della modernizzazione sono il basso continuo su cui si muovono la contestazione giovanile e quella operaia, e ancora la strategia della tensione, lo stragismo e la lotta armata, la solidarietà nazionale, il movimento del Settantasette e il femminismo fino al tramonto della guerra fredda. Per chi visse quegli anni molto è già noto; ma in modo inevitabilmente confuso. La verità storica si ricostruisce solo attraverso la precisione e la completezza dei fatti. Il lettore giovane resterà senza parole: a tal punto protagonisti e comprimari (chiunque abbia ricoperto una posizione di potere, politico, istituzionale, economico, criminale, o anche soltanto l’infimo potere di uccidere uno o più esseri umani) calpestarono in quegli anni ogni norma giuridica e morale, ogni vincolo di umanità, onore, fedeltà. Su tutto aleggia un velo di omertà che tutti accomuna: potenti e servi, politici e funzionari, la manovalanza stragista e i reduci delle utopie sedicenti rivoluzionarie.