ROVIGO - È stato presentato a Palazzo Cezza l'ultimo romanzo di Antonella Bertoli "Nome di Battaglia Fior Di Stelo" che racconta la vita e la storia di Enrichetta Adriana Giovannini, la partigiana Dobrilla nata a Panarella il 7 settembre del 1919.
Presentatori d'eccezione Angioletta Masiero, presidente Autori Polesani e il prof. Antonio Lodo, storico che hanno inquadrato lo scritto di Bertoli nelle vicende più ampie della Resistenza in Polesine durante il Regime fascista.
Masiero ha parlato del ruolo delle donne nella lotta antifascista che fu non solo di staffette ma anche di reclutamento di ribelli, un ruolo troppo spesso dimenticato anche dagli stessi compagni partigiani al fianco dei quali avevano combattuto, soprattutto dopo la fine della guerra quasi che le donne dovessero rientrare in casa.
Il romanzo di Bertoli – ha detto Masiero – si legge scorrevolmente, rende la visione di un Polesine vivido e lo scritto incita la lettura mentre la figura di Dobrilla si erge in tutta la sua statura di donna fiera e coraggiosa.
Lodo ha ricordato come Bertoli riesca a rendere la lettura piacevole disegnando quadri-capitoli che affiancandosi narrano una storia che è romanzo ma anche cronaca dati i riferimenti storici, le testimonianze orali e la ricerca riportata nello scritto. Lodo ha poi aggiunto come la figura di Dobrilla emerga dal romanzo come pura e intatta, non contaminata da tradimenti o cedimenti, e ben si inquadra nella lotta antifascista che in Polesine fu non solo contro il Regime e i Nazisti, ma anche lotta di classe contro il padronato agrario, tema che Bertoli aveva già affrontato nel romanzo de La Boje. L’Autrice ha ringraziato Vittorio Tomasin, lo storico lendinarese che ha portato alla luce la vicenda di Dobrilla Giovannini trovata nel fascicolo della spia G38, Licinia Lezzoli, e alle parole dei due Presentatori ha aggiunto che il suo obiettivo è portare a conoscenza di un pubblico ampio le vicende del territorio polesano, per questo sceglie la forma del romanzo. Ha pubblicamente ringraziato anche la famiglia Giovannini e i Nipoti di Dobrilla per la loro testimonianza. Enrichetta Adriana Giovannini, seconda di sette fratelli, era nata a Panarella, a quell’epoca frazione di Bottrighe, il 7 settembre del 1919: in famiglia la chiamavano Dobrilla. Suo padre Luigi, chiamato Gigion, faceva il mugnaio e il fornaio e insieme ai figli lavorava al mulino-panificio, fino a quando Mussolini, preso il potere, non cominciò a inviarli in Africa per costruire l’Impero. Gigion, di fede socialista, aveva cresciuto Dobrilla e i suoi fratelli al socialismo, a credere nella libertà e all’uguaglianza tra uomini e popoli. Quando crebbe, Dobrilla entrò nella Resistenza con il nome di battaglia “Fior di Stelo” assumendo ruoli organizzativi, diede rifugio ai renitenti alla leva e ai profughi tenendo le fila e i contatti tra le brigate adriesi, ferraresi e veneziane partecipando a varie azioni e scontri armati come testimoniato da Oreste Vigato, maresciallo vicecomandante dei “Gruppi Autonomi dell’Isola di Ariano”. Catturata e seviziata trascorse in prigionia un anno subendo atroci torture, ma il suo status di partigiana combattente le fu riconosciuto solo dopo 26 anni.