Palazzo Angeli, certamente uno dei più belli di Rovigo, costruito nel 1780 dall’architetto veronese Francesco Schiavi e donato al Comune nel 1876 dal conte Domenico Angeli diverrà nel prossimo autunno sede dell'università di Giurisprudenza di Ferrara.
Una grande bellezza
Fin dall’inizio il palazzo diede ospitalità a personaggi illustri, tra i quali Carlo IV di Spagna, gli imperatori Francesco I d’Austria e Francesco Giuseppe, come ricordano le lapidi murate alle pareti.
Lo stesso Giuseppe Garibaldi, da una delle ampie finestre, pronunciò un discorso alla folla sottostante. Alla fine dell’800 il palazzo fu lasciato in eredità al Comune di Rovigo, destinandolo in tempi diversi, a scuola, uffici pubblici, questura, convitto femminile.
All'epoca lungo l’antica contrada di San Rocco, (oggi via Angeli) prospicente alla chiesa del XVI sec. dedicata al santo e demolita nel 1938 per far posto all'attuale Palazzo Ina - fu edificato nel 1780 Palazzo Angeli su progetto dell’architetto veronese Francesco Schiavi (uno dei suoi ultimi lavori, morirà infatti nel 1781).
Schiavi riuscì a conciliare nella costruzione l'eredità del Sanmicheli e il mito palladiano con influenze illuministe venete.
La facciata lineare e armoniosa visibile nella via Angeli, si compone di finestre sui tre piani e da un grande portale.
Nel timpano lo stemma del casato con l’aquila bifronte circondato da sculture in bassorilievo.
Facendo ingresso nello spazioso atrio dell'edificio, l’ambiente porta con la scalinata ai piani superiori.
Qui si notano gli affreschi del veneziano Giovan Battista Canal con episodi della Gerusalemme Liberata e storie mitologiche. Ai piedi dello scalone è presente una statua, allegoria della concordia, mentre i due putti che sono presenti sulla balaustra a salire rappresentano il genio della scultura e quello della pittura (mentre è mancante il terzo putto rappresentante l'architettura). Le opere scultoree dell’edificio sono state realizzate da Gaetano Mattoni, mentre altre sale sono decorate con affreschi dello scenografo veneziano Antonio Mauri e abbellite dagli stucchi di Basilio Serena.
© foto gentilmente concesse da: Alice Sponton