ROVIGO • Istituito con la legge 211 del 2000 in ricordo della Shoah, la persecuzioni di massa e lo sterminio sistematico del popolo ebraico durante Seconda Guerra Mondiale da parte della Germania nazista, l’evento ha chiamato a raccolta questa mattina nella sala consiliare della Provincia, autorità civili e militari, rappresentanti delle principali associazioni e anche studenti, per ricordare la peggiore tragedia del secolo scorso e uno dei periodi più bui e terribili della storia del genere umano.
Nel fare gli onori di casa aprendo l’evento, il presidente della Provincia Enrico Ferrarese ha ribadito il “dovere di testimoniare e fare memoria” con il Prefetto Franca Tancredi che si è rivolta agli studenti ricordando invece l’importanza della commemorazione della “catastrofe”, traduzione italiana del termine Shoah.
L’assessore Erika De Luca ha portato il saluto a nome del sindaco Valeria Cittadin e di tutta l’amministrazione comunale, soffermandosi sull’importanza dei giovani come custodi dei ricordi per poterli tramandare, diventando un ponte tra passato e futuro.
“Non siamo qui solo per ricordare. Siamo qui – ha detto De Luca -, per assumerci una responsabilità: quella di mantenere viva la memoria. La memoria è un dovere civile, morale e umano. È un ponte che ci collega al passato per insegnarci a costruire un futuro diverso, fatto di rispetto, giustizia e pace.
Ricordare significa anche interrogarsi sul presente. Ancora oggi, il mondo non è immune dall’intolleranza, dall’odio e dalla discriminazione. Ancora oggi, è nostro compito vigilare affinché queste forze oscure non trovino terreno fertile. Come Primo Levi ci ha ricordato: "È accaduto, quindi può accadere di nuovo."
A voi giovani, che rappresentate il nostro futuro, voglio rivolgere un appello particolare. Siate custodi della memoria. Abbiate il coraggio di scegliere sempre la strada dell’umanità e della solidarietà, anche quando sembra la più difficile. Solo così possiamo garantire che ciò che è stato non si ripeta mai più.
Come città di Rovigo, ci impegniamo a tramandare la memoria attraverso la cultura, l’educazione e la partecipazione. Il nostro Museo, le nostre scuole e le iniziative che sosteniamo sono il simbolo di questo impegno. Ma è nelle azioni quotidiane, nel rispetto reciproco, nella cura verso gli altri che possiamo realmente onorare il sacrificio delle vittime.
Oggi – ha concluso l’assessore De Luca -, nel rendere omaggio a coloro che hanno perso la vita nei campi di sterminio, alle famiglie distrutte, alle comunità annientate, facciamo una promessa: Rovigo non dimentica. Rovigo è e sarà sempre una città che si oppone all’odio e alla violenza, che sostiene i valori della democrazia, della dignità e della libertà. Che il ricordo delle vittime della Shoah illumini il nostro cammino e ci renda migliori, come cittadini e come esseri umani”.
Ha poi preso la parola il Rabbino capo della Comunità Ebraica di Padova Adolfo Aharon Locci che nel suo intervento ha citato le antiche scritture, in particolare il Libro dell’Esodo dove si parla della storia della schiavitù per mano del Faraone.
In sala anche una rappresentanza di studenti della classe IV B dell’ITIS “Viola-Marchesini” di Rovigo, accompagnati dal dirigente Cesare Lamantea e dal professor Francesco Lazzari, e don Damiano Furini, delegato del vescovo di Adria-Rovigo monsignor Pierantonio Pavanello.
La mattinata è proseguita con la cerimonia di consegna di sei medaglie d’onore a cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti, destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra e ai familiari dei deceduti a cura della Prefettura di Rovigo con i sindaci dei rispettivi Comuni di origine.
Infine, il corteo si è spostato da palazzo Celio al Cimitero Ebraico di piazzale Soccorso e quindi alla pietra d’inciampo di via Remigio Piva per terminare la cerimonia davanti alla lapide posta all’ingresso di piazzetta Annonaria lungo via X Luglio.
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