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Separazione delle carriere: Riforma costituzionale della Giustizia

ROVIGO • “Separazione delle carriere: Riforma costituzionale della Giustizia”. Era questo il tema dell’incontro organizzato dalla Camera Penale Rodigina lo scorso venerdì, nella sala di via Casalini 1 di Confindustria, gentilmente messa a disposizione dall’importante associazione di categoria.

E, coerentemente con questa impostazione, l’incontro era aperto a tutti gli interessati e non appannaggio esclusivo dei “professionisti della giustizia”, come avvocati e magistrati.

Lo scopo non era quello di fare tornare a casa i partecipanti convinti della bontà di una determinata prospettiva, ma di rimandarli a casa arricchiti da una pluralità di punti di vista e argomentazioni sulle quali riflettere per farsi una propria idea.

A confrontarsi sul tema, di stringente attualità, sono stati Carlo Citterio, primo Presidente della Corte di Appello di Venezia; Manuela Fasolato, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rovigo; Daniele Negri, Ordinario di Procedura Penale all’Università di Ferrara; Emanuele Fragasso Junior, Avvocato, Professore e Studioso Senior di Procedura Penale; Luigi Migliorini, Avvocato del foro di Rovigo.


Una iniziativa che conferma la volontà della Camera Penale Rodigina di portare tematiche forse non semplici, ma che possono e debbono essere conosciute da tutti, alla luce della loro importanza, a conoscenza della comunità. La stessa idea di fondo che è alla base degli incontri su giustizia e legalità che da mesi vengono portati avanti, con successo e apprezzamento, nelle scuole secondarie di secondo grado del territorio.

I partecipanti all’incontro di venerdì – molti dei quali, come da auspici, semplici cittadini, non operatori del settore giustizia – hanno quindi avuto modo di ascoltare le ragioni dei sostenitori e dei detrattori della separazione delle carriere, proposta di riforma portata avanti dal Governo che prevede, per i Magistrati, la separazione degli ordinamenti. In parole povere, Giudice e Pubblico Ministero non saranno più colleghi, ma apparterranno a due ordinamenti diversi.


Gli intervenuti hanno potuto ascoltare sia chi vede in questa riforma un passo avanti, nel rispetto del principio costituzionale di terzietà del Giudice, verso una maggiore imparzialità, evitando fenomeni di corporativismo e la tendenza, dei magistrati, a fare fronte comune tra loro, consciamente o meno, a detrimento delle ragioni della difesa e dell’imputato, ma anche ottimizzando la gestione dei procedimenti disciplinari interni, sia chi, al contrario, ritiene inutile, se non pericolosa, questo cambiamento, con il rischio di sottoporre il Pubblico Ministero al “controllo” dell’esecutivo, ossia del Governo.

Allargando, infine, il discorso, alcuni interventi hanno portato all’attenzione di platea e relatori, da un lato, l’alta percentuale di archiviazioni e assoluzioni già oggi, con l’ordinamento attuale, e le importanti percentuali di scopertura, in termini di organico, di Tribunali e Procure, con l’annessa domanda sulle reali urgenze del settore Giustizia; dall'altro come le varie modifiche al Codice di Procedura Penale e le prassi abbiano di fatto segnato un passo indietro del processo penale voluto dal Legislatore nel 1988, in ossequio ai principi della Costituzione repubblicana, ed invece oggi sempre più simile a quello del codice del 1930, emanato dal Governo fascista.


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