Nel 2023 ricorrerà il 150°anniversario della nascita del giornalista, poeta, uomo politico Gino Piva (1873-1946), all’anagrafe figlio del garibaldino Domenico ma secondo alcuni biografi frutto di una relazione della moglie del Piva, la colta Carolina Cristofori, con Giosuè Carducci che le dedicò Primavere elleniche.
La mostra inaugurata domenica 25 settembre in occasione delle “Giornate Europee del Patrimonio 2022”, promosse dal Ministero della Cultura, nella sala Sichirollo dell’Archivio di Stato rimarrà aperta fino al 9 ottobre.
Gino fu protagonista dei primi vagiti del Socialismo nel Polesine e in seguito ai primi scioperi bracciantili affrontò vari mesi di carcere nel 1899. L'anno seguente iniziava un’intensa e irrequieta carriera giornalistica a iniziare dal quotidiano socialista «La Lotta» e firmando vari interventi con lo pseudonimo che gli sarà a lungo caro di "Remengo".
Divenuto nel 1900 segretario federale provinciale del Partito Socialista – era il numero due polesano dopo Nicola Badaloni – la carriera giornalistica lo portava dal 1903 a Trieste e Pola dove scriverà per «Il Proletario» e «Terra d'Istria».
Sensibilizzato dall'esperienza istriana alla questione dell'irredentismo antiaustriaco e antislavo, fu costretto ben presto per la sua schiettezza ideologica a lasciare Pola, vagando per varie città italiane e aderendo nel 1912 alla corrente riformista del Bissolati (PSRI), ma difendendo sempre a oltranza, quale figlio di un eroe del risorgimento nazionale, l'ideologia risorgimentale e l’intervento in guerra contro l’Impero.
Nel 1914 divenne corrispondente dal Veneto de «Il Resto del Carlino» e come inviato sul fronte inviò al giornale bolognese almeno 380 articoli dalle prime linee e dalle retrovie. Dopo la fine della guerra si estraniò dalla vita politica, guardandosi dall'aderire al PNF, di cui non condivise mai le violenze, ma continuando la professione giornalistica e affiancando a questa frequenti esperienze di saggista storico, romanziere e poeta, con un filone spesso comune: il suo Polesine. Morì all'indomani della fine del secondo conflitto mondiale, nell’agosto ’46.
La Minelliana conserva da circa 25 anni, grazie alla donazione da parte del nipote Giuseppe Piva, lo straordinario archivio privato del giornalista, costituito da centinaia di fascicoli, densi di corrispondenza, articoli, bozze, minute, fotografie e cartoline, e oggi, grazie ad un contributo, l’unico nel Veneto, concesso dal Ministero della Cultura quest’anno in seguito ad un bando destinato agli archivi di partiti politici, organizzazioni sindacali e loro esponenti, sta procedendo alla digitalizzazione di questo vasto patrimonio a suo tempo dichiarato di “notevole interesse storico” e inventariato a suo tempo con la collaborazione dell’Archivio di Stato di Rovigo.
Grazie alla disponibilità di immagini ad alta definizione anticipate per l’occasione dalla ditta incaricata, la “Data Archivi” di Padova, è ora possibile offrire al pubblico un saggio della ricchezza e della straordinaria quantità di informazioni che tale documentazione fornisce con una Mostra documentaria organizzata dalla stessa Minelliana e allestita in prima battuta presso l’Archivio di Stato di Rovigo e che poi l’Associazione intende portare in tutto il Polesine, a disposizione di enti e istituti scolastici che lo richiedano.
Saranno esposti oltre 150 “pezzi” che vanno dal Risorgimento alla Grande guerra, dall’Irredentismo al Polesine e alla Rovigo del Piva, densi di immagini rare e significative arricchite qua e là dagli articoli del Nostro, ora densi di pathos, ora nostalgici, ora irruenti. Ma vi saranno anche documenti straordinari sul Piva poeta vernacolare e romanziere, letti eccezionalmente per l’occasione dalla voce emozionante di Gianni Sparapan, e documenti sul Piva intimo e sul suo impegno politico.
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